Interrompiamo la serie a puntate "Racconti di questo mondo e quell'altro" (mi è venuto in mente ora il titolo, abbiate pietà, ho la febbre) per dedicare un pensierino alle donne. Non dite "beh, avresti potuto scriverlo l'otto Marzo", no, io non sono tanto normale, non vedo perché avrei dovuto, scusate. Buona lettura! L'ho scritto pensando alle donne a me care, tranne me, io non mi sto molto simpatica. Anche se nelle parole che leggerete ci sono anche io, ci siamo tutte quante.
Noi donne siamo delicate e forti al tempo stesso, come le orchidee: una tempesta non può ucciderci, solo sconvolgerci per poi fortificarci, ma troppo spesso veniamo strappate via dalla nostra terra perché qualcuno per godere della nostra bellezza non ha cura di guardarci come qualcosa di raro e prezioso, di annaffiarci, coltivarci; la sua premura è soltanto quella di tenerci con sé, senza comprendere che in questo modo col tempo non potremmo che appassire e morire.
Noi donne amiamo incondizionatamente, senza aspettarci nulla in cambio, ma saltando di gioia per una semplice carezza o un bacio sulla fronte prima di andare a dormire, per un bigliettino con poche parole d’amore che conta più di qualsiasi regalo a cui è allegato, per una frase detta estemporaneamente, per un aiuto spontaneo quando siamo stanche, per un sorriso sincero ed un abbraccio quando custodiamo del dolore che spesso non esterniamo per far sì che non pesi sulle spalle di chi amiamo.
Noi donne portiamo in grembo la vita e ci innamoriamo dell’esserino che cresce dentro di noi ancor prima di sapere che ci sia, gli cantiamo la ninna nanna e gli raccontiamo le fiabe quando ancora non ha visto la luce, gli facciamo le carezze e percepiamo ogni suo piccolo movimento come l’evento più felice al quale abbiamo mai assistito; e nel momento in cui lo diamo alla luce, soffriamo digrignando i denti e gridando a squarciagola a volte, magari dando di matto, magari imprecando contro qualcuno, magari anche per mezza giornata o per un giorno intero di travaglio, dimenticando poi per magia tutto quel dolore nel momento in cui i nostri occhi si posano su quella creatura così delicata e indifesa, che non attende altro che essere amata. E il discorso vale anche per le donne che di bambini non possono averne, giacché il loro istinto materno è ancor più forte e vivo dato che hanno la necessità di riversare tutto il loro amore, e quando strappano via un bambino dal suo destino di solitudine ed abbandono, lo accolgono fra le braccia come la cosa più preziosa che gli fosse mai capitata nella vita; fino a far sì che quelle piccole anime spaventate, spontaneamente le chiamino “mamma”, perché non c’è altro modo con cui potrebbero chiamarle.
Noi donne piangiamo, soffriamo, viviamo il dolore di un’amica come se fosse il nostro, ci facciamo carico della sofferenza di chi amiamo per far sì che la persona in questione non debba portarne tutto il peso, e sorridiamo, attendendo di piangere per quel dolore soltanto quando nessuno può vederci.
Noi donne facciamo l’amore con l’anima oltre che col corpo, anche quando ad alcune di noi capita di avere un rapporto occasionale. Veniamo chiamate “troie” quando cerchiamo nel calore di un corpo l’illusione di affetto, cura ed attenzioni, quando abbiamo bisogno di sentirci desiderate e volute perché troppo spesso siamo state buttate via come merce usata, quando scopiamo immaginando di fare l’amore rubando e custodendo anche una carezza di pochi secondi fino ad arrivare a percepirla come se durasse dieci minuti; ma anche quando ci diamo in tutto e per tutto alla persona che amiamo, ci viene dato del “maiala”, “porca”, quando non facciamo altro che dare interamente noi stesse perché ciò che ci sta più a cuore è il piacere dell’altro, il suo godimento, la sua gioia.
Noi donne siamo questo e tanto altro
Siamo una lacrima silenziosa sotto le coperte
Un sorriso di conforto in un momento di dolore
Una carezza spontanea fatta senza che ci sia stata chiesta, sapendo che la si vuole
Un abbraccio quando capiamo che le parole non servono
Siamo il doppio del lavoro quando occorre, con una tazza di caffè e basta
l’odio verso noi stesse quando facciamo soffrire qualcuno
la gioia nel sorriso degli altri e il dolore per le loro lacrime
E quella forza immensa, senza fine, che spesso viene scambiata per fragilità.